
Shoah, in memoria di tutte le vittime dell’Olocausto

La memoria da sola non basta per ricordare questo 27 gennaio se non abbiamo la consapevolezza di ciò che realmente accadde durante la dittatura nazista. C’erano tante piccole stelle gialle che si muovevano in strada frettolose e con la paura di non riabbracciare più le loro famiglie.

Vivevano nascoste per sfuggire alle deportazioni, per evitare che qualcuno potesse fargli del male. Ogni stella aveva un nome e un’età diversa. Erano stelle ebree, disabili o “diverse” .
Erano uomini, donne e bambini etichettati come bestie.
Quelle stelle strappate dai loro petti furono bruciate insieme ai loro vestiti perché nei campi di sterminio non ne avevano più bisogno. Erano diventati solo numeri che vennero soffocati nelle camere a gas o bruciati nei forni crematori.
I bambini vennero divisi dalle loro madri e affidati al personale militare tedesco. Alcuni di loro diventarono cavie da laboratorio mentre altri morirono di freddo e fame. I più piccoli, venivano lanciati in aria e usati come bersaglio dai tedeschi. Un orrore senza fine.
I prigionieri dei campi di concentramento hanno subito delle violenze tanto forti che è quasi difficile raccontarle. In pochi hanno rivisto la luce ma non sono mai riusciti a dimenticare il grande buio che avevano dentro.
La memoria da sola non basta se non impariamo che la storia non si può cancellare ma si possono scrivere pagine migliori. Per ogni bambino trucidato, per ogni donna stuprata e uccisa, per ogni uomo fucilato, per ogni essere umano bruciato e umiliato, ognuno di noi dovrebbe fermarsi e chiedere scusa.

“La Shoah è il ricordo dei cuori spezzati e della mancanza di libertà.”
Francesco 6 anni
“La Shoah è mantenere vivo ricordo di chi non ha più memoria. Dobbiamo ricordare per tutte quelle persone che diventarono solo una stella, per poi essere trasformati in un numero, per poi diventare solo un ricordo e questo ricordo non dobbiamo farlo sparire”.
Eugenia 12 anni
