
L’adattamento teatrale “Io non sono quel che sono” di Raffaele Patti, ispirato all’Otello di Shakespeare, emerge come un’opera dal forte impatto emotivo e intellettuale. Raffaele Patti è stato capace di fondere con maestria tradizione e innovazione. Il titolo stesso, carico di ambiguità, invita a riflettere sulla natura mutevole dell’identità e sulle contraddizioni dell’apparenza. Questi sono temi cardine non solo nell’opera shakespeariana ma anche nella rilettura moderna di Patti.

Un Classico Riletto per il Presente: dall’ “Otello” di Shakespeare a “Io non sono quel che sono” di Raffaele Patti
La rivisitazione di Patti si confronta con i temi universali di gelosia, tradimento e inganno. Vengono inoltre esplorati argomenti come: la fragilità dell’identità e il potere distruttivo delle emozioni umane. “Moro di Venezia”, l’Otello shakespeariano, esplora le dinamiche psicologiche dei conflitti drammatici che travolgono i protagonisti, in un vortice di sospetti, gelosie e allucinazioni morbose. La passione di Otello per Desdemona, inizialmente pura e ideale, si trasforma ben presto in un incubo, alimentato dalle macchinazioni di Iago. Il valoroso Moro, che trascende le convenzioni della Venezia repubblicana, si ritrova a lottare contro i propri demoni interiori e contro un mondo che sembra ostile alla sua felicità. Le sue passioni vengono consumate in una Cipro oscura e dannata, dove la gelosia diventa il motore che lo porta verso il tragico epilogo. L’adattamento rispetta la tradizione, ma la rielabora in chiave contemporanea, creando un dialogo tra il passato e il presente che rende l’opera accessibile anche al pubblico più giovane. In particolare, la decisione di strutturare la tragedia in tre atti – prologo, atto unico ed epilogo – conferisce all’opera un ritmo essenziale e concentrato. Viene così a crearsi un percorso narrativo che accentua la tensione emotiva e la riflessione sul destino dei personaggi.
“Io non sono quel che sono”
La frase “Io non sono quel che sono” proviene dal celebre Otello, una tragedia di William Shakespeare. Viene pronunciata da Iago, uno dei personaggi principali, noto per la sua malvagità e inganno.
In Otello, Iago è un ufficiale dell’esercito che trama contro Otello, il generale moro di Venezia, per vendicarsi di una presunta ingiustizia. Iago è un personaggio complesso che si nasconde dietro una facciata di lealtà e amicizia, ma in realtà è mosso da invidia, gelosia e sete di potere. La frase “Io non sono quel che sono” riflette la duplicità del personaggio: Iago ammette che la sua vera natura è quella di un ingannatore, un uomo che finge di essere qualcosa che non è. Questo è uno dei temi centrali della tragedia: l’inganno, la manipolazione e la confusione tra l’apparenza e la realtà.
“Otello” di Shakespeare
“Otello” è una tragedia di William Shakespeare, scritta intorno al 1603. È una delle sue opere più celebri e racconta una storia di gelosia, inganno e vendetta, esplorando temi come l’amore, il tradimento, il razzismo e la manipolazione psicologica. La trama si sviluppa in una serie di eventi che portano alla tragica fine del protagonista.
Trama dettagliata di “Otello”
Atto I:

La scena si apre a Venezia, dove Otello, un valoroso generale ma di origine maurizia, è stato recentemente nominato comandante delle forze militari veneziane. La sua promozione suscita disapprovazione tra alcuni dei suoi sottoposti, in particolare Iago, che è geloso della sua nomina, poiché invece di lui, Cassio viene scelto come luogotenente. Iago trama quindi un piano per distruggere Otello.
Nel frattempo, si scopre che Desdemona, figlia di Brabanzio, un nobile veneziano, ha sposato segretamente Otello, il che provoca una grande indignazione in suo padre. Brabanzio, sconvolto dalla notizia, accusa il generale maurizio di aver rapito sua figlia e la accusa di incantesimi e magia nera. Non riesce a concepire che Desdemona abbia scelto liberamente di sposare Otello, un uomo di colore, e questa sua reazione diventa una delle prime manifestazioni del tema del razzismo che attraversa l’opera.
Brabanzio, furioso e tradito, porta il suo caso davanti al Doge di Venezia, chiedendo che il matrimonio venga annullato. In tribunale, Otello si difende, dichiarando che il matrimonio con Desdemona è stato frutto di un amore sincero e che le sue storie e il suo coraggio hanno conquistato il cuore della giovane donna. Desdemona stessa conferma la sua scelta, dichiarando di aver sposato Otello per amore, e rifiutando le accuse di magia o coercizione. Alla fine, il Doge, dopo aver ascoltato le testimonianze, stabilisce che il matrimonio rimarrà valido. Brabanzio, pur rassegnato, non può fare altro che accettare la decisione, ma il suo disprezzo per Otello persiste, e il conflitto tra le convenzioni sociali e l’amore autentico è già ben presente.
Nel frattempo, Iago continua a manipolare le persone intorno a lui, in particolare il giovane Roderigo, che è innamorato di Desdemona, e getta le basi per la sua vendetta contro Otello.

Atto II:




A Cipro, dove Otello è stato inviato per difendere l’isola da un attacco turco, la tensione tra i vari personaggi aumenta. Iago, sempre più determinato a distruggere Otello, inizia a manipolare gli eventi per seminare dubbi nella mente del generale. Emilia continua a svolgere il suo ruolo di ancella di Desdemona, ma nel contesto di crescente manipolazione, comincia a essere coinvolta più direttamente nei piani di Iago, senza comprenderne la gravità.
Quando Cassio, dopo un incidente legato all’ubriachezza, viene licenziato da Otello, Emilia si trova nel mezzo di questi sviluppi. Iago approfitta della situazione per far credere a Otello che Desdemona abbia un interesse per Cassio, e Emilia diventa inconsapevole strumento nelle sue mani, raccogliendo informazioni che, sebbene innocenti, sono utilizzate per alimentare la gelosia di Otello.
In un episodio significativo, Emilia trova il fazzoletto che Otello ha dato a Desdemona come simbolo del loro amore. Iago, sapendo che il fazzoletto è importante per Otello, lo convince a darle il fazzoletto per usarlo nel suo piano, ma Emilia non comprende il disegno di Iago e lo consegna a suo marito. Questo atto segna l’inizio della sua complicità inconsapevole in un inganno che condurrà alla tragedia.

Atto III:

In questo atto, Iago continua a manipolare Otello, facendo leva sulla sua crescente gelosia. Emilia è coinvolta indirettamente, in particolare quando Iago le chiede di continuare a raccogliere informazioni su Desdemona, alimentando così la disinformazione e la sfiducia tra i protagonisti. Emilia, pur rimanendo leale alla sua padrona, non è pienamente consapevole della portata delle azioni di Iago.
Nel frattempo, Desdemona, che cerca di intercedere per Cassio, non riesce a capire perché Otello stia diventando sempre più distante. Emilia tenta di confortare la sua padrona, ma anche lei è influenzata dalla manipolazione di Iago. Iago riesce a manipolare le parole di Emilia e Desdemona per far sembrare che la loro innocenza sia equivoca. Emilia è confusa dal comportamento di suo marito, ma continua a obbedire, senza sapere che il suo stesso comportamento sta alimentando la gelosia di Otello.
Otello, sopraffatto dalla gelosia, si rende sempre più gelido e distaccato con Desdemona. Desdemona, che non comprende il cambiamento di comportamento del marito, cerca di giustificare il suo comportamento, ma la sua innocenza viene interpretata come colpa da Otello.


Atto IV:
Otello è ormai completamente consumato dalla gelosia. Iago gli suggerisce di affrontare Desdemona e di chiederle confessione. Nel frattempo, Iago orchestra un incontro tra Cassio e Desdemona in modo che Otello possa vederli insieme, rendendolo ancora più convinto del tradimento.
Desdemona è confusa e cerca di spiegare, ma la situazione si deteriora. Otello diventa sempre più violento, e, sotto la manipolazione di Iago, decide di uccidere Desdemona. Iago, nel frattempo, continua a sfruttare la sua posizione per accrescere il caos.
In questo atto, Emilia, ancella di Desdemona e moglie di Iago, gioca un ruolo più significativo. Quando Otello, completamente consumato dalla gelosia, accusa Desdemona di tradimento, Emilia è una delle poche persone a vedere la sua sofferenza e la sua innocenza. Nonostante ciò, rimane ancora sotto l’influenza di Iago, che continua a manipolarla. Desdemona, che non capisce perché Otello la tratta così, è sostenuta da Emilia, che cerca di confortarla senza sapere appieno cosa stia accadendo.
Emilia, pur vedendo la crescente ossessione di Otello per il tradimento di Desdemona, non sospetta la vera causa del suo comportamento, cioè l’inganno di Iago. Tuttavia, comincia a intuire che qualcosa non va, soprattutto dopo che Iago continua a incitare Otello contro Desdemona. Emilia inizia a porsi domande sulla lealtà di suo marito, ma rimane ancora sotto il suo controllo, sebbene la sua consapevolezza stia crescendo.


Atto V:
Otello, ormai accecato dalla gelosia, si dirige verso la camera da letto di Desdemona. La strangola con il fazzoletto, nonostante le sue suppliche di innocenza. Prima di morire, Desdemona riesce a confessare che non ha mai tradito Otello, ma Otello non riesce a comprendere la verità.
Poco dopo, Emilia, la moglie di Iago, entra nella stanza e scopre il delitto. Racconta la verità a Otello, rivelando che è stato Iago a manipolare gli eventi e a farlo credere in un tradimento che non esisteva. Otello, sopraffatto dal rimorso e dalla colpa per aver ucciso la sua amata moglie, si suicida. Iago, ormai smascherato, viene arrestato e condotto alla punizione.




Il riadattamento di Raffaele Patti in “Io non sono quel che sono” è strutturo in un atto, un prologo e un epilogo.
Temi principali:
- Gelosa e tradimento: La gelosia di Otello, alimentata dalle menzogne di Iago, è il motore principale della tragedia.
- Manipolazione psicologica: Iago è uno dei più grandi manipolatori della letteratura, riuscendo a distorcere la percezione della realtà dei personaggi.
- Razzismo: Otello, essendo un maurizio (di origine africana), è costantemente vittima di pregiudizi razziali, che lo portano a sentirsi inferiore e a dubitare della lealtà degli altri.
- Il destino e la responsabilità: Il destino dei personaggi è segnato dalle loro azioni, ma anche dalla manipolazione di Iago.
La tragica fine di Otello è il risultato di una serie di errori, inganni e malintesi, e l’opera lascia un impatto potente sulla riflessione umana riguardo la natura della gelosia e del tradimento.


“Io non sono quel che sono”: Un Cast di Talento e una Direzione Artistica Efficace
La Compagnia Teatro dell’Ovo porta in scena una versione dello spettacolo che brilla per passione e forza drammatica.
Il cast è composto da attori come:
- Fausto Bellone nel ruolo di Otello
- Paolo Nicolella nel ruolo di Brabanzio

- Riccardo Sergio nel ruolo di Cassio
- Gianpiero Laudato nel ruolo di Roderigo
- Federica Avallone nel ruolo di Desdemona

- Fulvia Castellano nel ruolo di Emilia
- Raffaele Patti nel ruolo di Iago, nonché regista della rivisitazione
Gli interpreti hanno reso viva ogni sfumatura dei personaggi, trasmettendo con convinzione le complesse emozioni e psicologie che attraversano la vicenda. La direzione artistica curata dal Teatro dell’Ovo – Non solo Sipario – contribuisce in modo decisivo a rendere la performance coinvolgente e potente. Vengono accentuate l’intensità del dramma e la profondità dei temi trattati.
Tecnici, Service audio e luci
I tecnici dello spettacolo sono stati: Agostino, Ciro Scauzillo e Andrea Laurenza. Ad occuparsi del service audio e luci: Giosia Moccia. Per quanto concerne l’audio è stato Lorenzo Di Gennaro ad occuparsene.
Nice 25
La rassegna teatrale Nice 25 nasce da un’intensa e vivissima chiacchierata e scambio di opinioni con il direttore artistico del Teatro dell’Ovo ed il direttore artistico dello Spazio Consorzio Creativo, l’attore e regista Raffaele Patti di Marcianise con cui Fausto e la compagnia Non Solo Sipario hanno una storica collaborazione artistica. Raffaele e Fausto, tra una chiacchiera e l’altra si resero conto di avere l’esigenza di raccontare qualcosa anche sul territorio marcianisano. È così che decisero di creare un contenitore già dallo scorso anno, si tratta quindi della seconda edizione. Raffaele ha avuto l’idea geniale di utilizzare il suono di come Marcianise venisse pronunciata in marcianisano è così che nasce “Nice”, 25 è appunto l’anno della rassegna.
L’Otello è il quinto appuntamento di questa rassegna di teatro indipendente. I primi quattro si sono svolti: tre al Consorzio Creativo, un piccolo teatro istituito da Raffaele Patti e Fausto Bellone, uno al Club Etnie. Il sesto appuntamento si svolgerà il 6 aprile, in anteprima Campana presso il Teatro Civico 14 di Caserta con lo spettacolo: Desapareción. Ci saranno infine altri due appuntamenti.
Raffaele Patti ha anche tenuto a ricordare un collega al termine dello spettacolo, Michele Di Nuzzo. Un artista scomparso di recente e che lui ha avuto modo di ammirare ed apprezzare sulle tavole del palcoscenico Ariston di Marcianise.
“Io non sono quel che sono”: Un Successo Innegabile
Il riconoscimento ricevuto dalla produzione alla 71ª edizione del Festival Nazionale d’arte drammatica di Pesaro, con premi per la miglior regia e il miglior gradimento da parte della giuria dei giovani, testimonia il successo dell’opera. L’ensemble si è esibito presso il Teatro Rossini di Pesaro, è stato un momento forte ed emozionante che gli attori ricordano con grande piacere. Questo premio sottolinea la capacità del regista di unire innovazione e tradizione. Viene offerta un’interpretazione che non solo rispetta il testo classico ma lo rivitalizza, rendendolo vibrante e significativo per le nuove generazioni.
Teatro Indipendente e Collaborazioni
Inserita nel circuito del teatro indipendente, in particolare nella rassegna “Nice 25”, l’opera è parte di un contesto dinamico e creativo, dove le convenzioni vengono sfidate e le proposte sono sperimentali. Il supporto di sponsor e media partner, come il Caffè Procope e lo Studio dentistico Lina Tartaglione, rafforza il legame tra arte e imprenditoria. Il sostegno al teatro indipendente e alla cultura in generale sono di fondamentale importanza.
“Io non sono quel che sono” non è solo un adattamento teatrale, ma un esempio significativo di come il teatro possa reinventare i classici per affrontare temi eterni con linguaggi innovativi. La riflessione sulla duplicità dell’identità e le relazioni umane rimane centrale. Il pubblico è invitato a esplorare le complessità della psiche umana attraverso una lente contemporanea, potente e coinvolgente.

“Io non sono quel che sono”: INTERVISTA
Raffaele Patti, come è nata l’idea di riadattare una tragedia di Shakespeare come l’Otello?
“Lo spettacolo, ad oggi, è stato ideato qualche anno fa. Si tratta di una rivisitazione moderna, dove gli inserti sonori sono fondamentali. C’è un inserto sonoro dei Pink Floyd, uno dei Radiohead, uno dei Niravana. Parto molto spesso dall’idea musicale che in realtà in teatro è musica. Come dico spesso anche agli attori, dobbiamo suonare la parola, far sì che ci sia un’estetica del suono. Quello di Shakespeare è ovviamente un testo conosciutissimo, ma la capacità di farlo suonare nelle labbra dell’attore e soprattutto nel corpo, perché è uno spettacolo estremamente corporeo, quasi come se fosse una sorta di danza. Una sorta di discesa negli inferi dell’animo, però è fondamentale raccontare questa tragedia attraverso il corpo.
È uno dei miei testi preferiti, che trovo tremendamente contemporaneo, non solo perché parla del femminicidio, in realtà parla della violenza in senso lato.
Il femminicidio purtroppo è una degenerazione contemporanea della violenza che c’è sempre stata. In realtà volevo proprio raccontare l’assurdità e la banalità del male, come spesso si dice e della violenza in sé.
Volevo creare quest’atmosfera estremamente contemporanea legandola anche a quelli che sono i miei gusti musicali. Quindi donare proprio all’opera un ritmo sonoro di rock alternative. Mi piaceva trasportare Shakespeare in questo contemporaneo, era questa un po’ l’idea, poi ce ne sono tante altre. È un’opera che ho riadattato diverso tempo fa.
Credo che sia estremamente interessante anche perché ci racconta semplicemente quella formula narrativa che funziona molto: lui, lei, l’altra”.
“Io non sono quel che sono”: Uno spettacolo che piace molto anche ai ragazzi…
“Noi siamo stati a Pesaro e abbiamo avuto un riconoscimento che forse addirittura, ho gradito maggiormente anche più della regia. Far masticare Shakespeare a dei palati estremamente giovani è affare assai complicato. Anche perché è una tragedia, non è una commedia e non è un’opera spocchiosamente contemporanea, non è parodica e quindi renderlo contemporaneo, incontrare, sposare i gusti dei giovani con un testo del 1600 è una soddisfazione”.
Fausto Bellone è attore, regista, un artista a 360 gradi. Come è stato stavolta calarsi nei panni di Otello, complicato?
“Sì, calarsi nel ruolo di Otello è un viaggio all’inferno, è un percorso di dannazione senza redenzione. È un percorso dove si sperimentano tutte le sfumature della miseria umana. Come diceva Raffaele è uno spettacolo che rappresenta una scalata. È un percorso e davvero si prova una sensazione meravigliosa al termine della scalata, perché il percorso di scalata si avverte tremendamente sia prima dello spettacolo che durante. Infatti, noi ragioniamo scena per scena, ogni scena rappresenta un segmento per conquistare questa vetta.
Io credo che questi siano i personaggi più complessi in assoluto nel panorama teatrale mondiale. Sono dei personaggi estremamente semplici sotto il profilo dei sentimenti, delle pulsioni, perché sono personaggi che vivono che viviamo tutti, chi più, chi meno. Chiaramente qui parliamo di estremizzazioni dei caratteri, però sono tutte cose che noi conosciamo e proprio per questo, questi testi sono immortali”.
Federica Avallone, interprete di Desdemona, il tuo è un personaggio molto particolare. Questa donna viene uccisa da Otello. Oggi il femminicidio è un tema anche attualissimo, cosa ne pensi a riguardo e quale messaggio potremmo dare al pubblico con questo spettacolo a riguardo?


“Assolutamente il femminicidio è un tema molto delicato e nel quale le persone andrebbero sensibilizzate sempre di più. Quello che posso dire prettamente su questo spettacolo è che Desdemona quando capisce che sta per essere uccisa, lo dice ad Emilia, però non fino infondo, perché comunque rispetta la volontà di Otello di mandarla via. Quindi di congedarla e di far sì che Otello possa restare solo con lei. Magari se Desdemona avesse detto ad Emilia non lasciarmi sola perché ho intuito che mi vuole uccidere, cosa che lei aveva capito e accettato il suo destino, questa cosa non sarebbe successa. Quindi credo che traslando questo esempio, la cosa più importante possa essere parlare, non avere paura di parlare, di denunciare e di essere forti in questo, perché può essere l’unica soluzione per arginare qualcosa che veramente non dovrebbe mai neanche essere nominata”.
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