“Grisù, Giuseppe e Maria” è un viaggio nella drammaturgia partenopea e nella memoria storica degli anni Cinquanta
Un’Italia in ricostruzione
Gli anni Cinquanta in Italia sono un periodo di contrasti. La guerra, con la sua ombra lunga, ha lasciato cicatrici profonde: paura, miseria e una società distrutta dalla violenza e dal conflitto. Tuttavia, c’è anche un rinnovato desiderio di ricominciare. L’Italia vive il miracolo economico, ma mentre l’economia cresce, il paese si scontra con una grande disuguaglianza sociale e culturale. L’analfabetismo e l’emigrazione, fenomeno massiccio, sono ancora una realtà diffusa. La trasformazione dell’Italia corre su binari veloci, ma lo sviluppo culturale e sociale fatica a tenere il passo.
Grisù, Giuseppe e Maria: Pozzuoli, un microcosmo di vita popolare
L’azione di Grisù, Giuseppe e Maria si svolge a Pozzuoli, una località che incarna perfettamente la cultura popolare contadina. In questo mondo, il detto “scarpe doppie e cervello fino” è quasi un mantra di vita. Al centro della vicenda c’è Don Ciro, il parroco del paese, figura di riferimento per la comunità. La sua esistenza, tra preghiere e confessioni, diventa un involontario testimone di un intreccio umano complesso, che coinvolge due sorelle, Rosa e Filomena, e un farmacista del paese. Un fatto di cronaca tragica fa da sfondo: il disastro di Marcinelle, dove nel 1956 persero la vita 262 persone, tra cui 136 immigrati italiani, un tema che colpisce la coscienza collettiva.
Commedia e riflessione sociale
Grisù, Giuseppe e Maria non è solo una commedia brillante, ma anche un profondo omaggio alla drammaturgia partenopea. Gianni Clementi, autore dell’opera, riesce a mescolare in modo sorprendente elementi di comicità con temi sociali di grande rilevanza. Il rapporto conflittuale tra Don Ciro e Vincenzo, il sagrestano menomato con una mano di legno, genera momenti di comicità pura, ma anche di riflessione. La comicità di Vincenzo, volutamente sfacciata, contrasta con l’involontaria serietà del parroco, creando situazioni esilaranti che mantengono alto il ritmo dell’opera.
Gli attori principali di “Grisù, Giuseppe e Maria“: Francesco Procopio e Giancarlo Ratti
Nel cast, spiccano le interpretazioni di Francesco Procopio nei panni di Grisù e Giancarlo Ratti in quelli di Giuseppe. Procopio, con la sua energia e comicità, riesce a rendere Grisù un personaggio vivace e sopra le righe, portando un dinamismo travolgente alla scena. Ratti, dal canto suo, interpreta Giuseppe con una sottile ironia, aggiungendo profondità al suo ruolo e creando un equilibrio perfetto con il resto del cast. La loro chimica e la loro presenza scenica sono centrali per il successo dello spettacolo.
Altri attori del cast
Accanto ai protagonisti, un gruppo di attori compone un ensemble di grande valore. Loredana Piedimonte, Giosiano Felago e Carmen Landolfi arricchiscono la produzione con le loro interpretazioni vivaci e piene di sfumature. Piedimonte offre una performance di spiccata sensibilità, mentre Felago e Landolfi portano sul palco personaggi che aggiungono ulteriore profondità e dinamismo alla narrazione. La complicità e la sintonia tra gli attori sono uno degli elementi che contribuiscono alla riuscita dello spettacolo.
Grisù, Giuseppe e Maria: Un focus sull’emigrazione
Dietro le risate, però, si nasconde una riflessione più profonda. Il tema dell’emigrazione e delle difficoltà che hanno segnato le generazioni passate è al centro del racconto. La condizione di povertà che spingeva i nostri nonni ad emigrare, in cerca di un futuro migliore, è descritta con grande sensibilità. Clementi, attraverso la storia, ci invita a non dimenticare il sacrificio e le sofferenze di chi ha dovuto lasciare la propria terra per cercare fortuna all’estero, un tema che, purtroppo, risuona ancora oggi.
Perdita di valori e cambiamento sociale
L’opera si interroga anche sulla trasformazione della società, ponendo l’accento sulla perdita di quei “sani principi” che un tempo costituivano la base della vita sociale. Negli anni Cinquanta, in un’Italia in fase di ricostruzione, l’educazione impartita ai giovani e i valori familiari erano al centro della vita quotidiana. Grisù, Giuseppe e Maria ci invita a riflettere su quanto sia cambiato il panorama sociale e culturale, suggerendo una nostalgia per un passato che, pur segnato da difficoltà, conservava un senso di comunità e di coesione.
Grisù, Giuseppe e Maria: una risata che fa riflettere
Concludendo, Grisù, Giuseppe e Maria è una commedia che mescola abilmente umorismo e dramma, ritmi serrati e riflessioni profonde. L’opera di Giovanni Clementi, sotto la regia di Pierluigi Iorio, offre non solo momenti di sana ilarità, ma anche uno spunto di riflessione sulla nostra storia, sui valori che abbiamo perduto e sulle sfide che ancora oggi dobbiamo affrontare come società. Un teatro che diverte, ma che allo stesso tempo non perde mai di vista il significato profondo delle storie che racconta. Il produttore è Gianluca Corcione.
L’intervista
Anita Pascarella, inviata della testata giornalistica V-News, in occasione dello spettacolo tenutosi venerdì 24 gennaio presso il Teatro Don Bosco a Caserta, ha deciso di intervistare Francesco Procopio e Giancarlo Ratti per svelarci alcune curiosità relative allo spettacolo “Grisù, Giuseppe e Maria”, nonché alle loro rispettive carriere.
I due essendo amici da più di 10 anni, desideravano lavorare insieme, un sogno che questo spettacolo gli ha permesso di coronare. Si conobbero lavorando con Sergio Assisi, una collaborazione nata prima per Ratti e in seguito per Procopio, fu così che nacque la voglia di stare insieme.
Sia Procopio che Ratti hanno recitato per il cinema, per la televisione e per il teatro, ma sono amanti principalmente di quest’ultimo. Il loro scopo è quello di portare quanta più gente possibile in una sala in cui si possano esibire su un palcoscenico.
Una commedia dietro la quale si nasconde un sorriso amaro, difatti con questo spettacolo si commemora anche qualcosa di molto importante a livello storico…
La tragedia di Marcinelle che accadde l’8 agosto del 1956 in cui morirono tantissimi minatori italiani emigranti, un tema ancora attuale.
Ratti relativamente all’argomento: “Noi andavamo all’estero tantissimi anni fa e venivamo accolti dando forza lavoro, oggi chi viene a lavorare da noi spesso poverino è ostacolato e questa è un’occasione anche per difenderlo”.
Altra questione fondamentale affrontata nello spettacolo, come ricordato dai due protagonisti è quella relativa alla maternità di una donna che possa scegliere di portarla avanti senza problemi, senza doversi nascondere. Negli anni ’50 questo contenuto era spesso affrontato negli spettacoli teatrali.
Ratti ha attualmente 67 anni, iniziò a recitare al liceo, il suo primo contributo teatrale risale al 1974. Procopio esordì sempre su un palco nel 1986, la sua età anagrafica è di 55 anni, esercita questo mestiere da circa 40 anni.
Francesco Procopio e Biagio Izzo
Francesco Procopio ha anche lavorato a teatro quest’estate con Biagio Izzo nello show “Quadrifoglio in arena” che giungerà anche al Teatro Don Bosco nel mese di maggio. Numerosi altri progetti in cantiere per l’attore napoletano.
Giancarlo Ratti ha inoltre rivelato che il 24 febbraio riprenderà la lavorazione della longeva ed amatissima serie televisiva de “I Cesaroni”.
Per quanto concerne il teatro, Ratti lavorerà a breve con il comico Max Pisu e Nino Formicola del duo Zuzzurro e Gaspare nato circa 10 anni fa. Le date di tale rappresentazione sono però previste prettamente al Nord. Si tratta di un progetto eccezionale, in quanto è il pubblico a decidere il finale. Una vera e propria interazione quindi, tra attori e pubblico.
“Grisù, Giuseppe e Maria”, Prossime Date:
Previste prettamente in Campania.
Salerno, Irsinia, Sala Consilina, Acerra, due tappe a Sant’Anastasia.
- È quindi possibile tenersi aggiornati via internet per quest’intrigante messinscena.
- Per ulteriori curiosità è consigliabile la visione del video su YouTube.